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Vetrate artistiche Ecco "L'ULTIMA CENA" grisaglia tecnica e tutorial Vincenzo Greco

Il grisaille (grisaglia in italiano) o monocromo indica varie tecniche nella pittura. La parola è un prestito dal francese grisaille, che a sua volta proviene da gris ("grigio"), inteso come metodo per rendere le sfumature di grigio. In generale indica una decorazione o una pittura fatta a monocromo.

"Ultima cena"  tecnica della grisaglia

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Nelle vetrate
Nelle vetrate era una particolare pittura che si eseguiva sul lato interno, per aggiungere alcuni effetti pittorici, altrimenti impossibili a causa dell'uniformità cromatica dei vetri.

Questa tecnica prevede l'uso di un amalgama ottenuto da polvere di vetro pestato unito ad alcuni minerali quali ossido di ferro o rame, mescolati con un liquido (inizialmente vino); in base al minerale usato la grisaille assumeva una diversa tonalità verde, bruna o nera.

Con questa tecnica venivano dipinti i chiaroscuri sulle figure, disegnati i tratti dei volti, le pieghe delle vesti e altri particolari. Si usava anche del piombo nelle zone di attaccatura, per attenuare i contrasti fra il colore del metallo e quello del vetro.

Dopo aver steso la grisaille, il pittore procedeva con graffi ed asportazioni per regolarne l'effetto e fissava in seguito la pittura sottoponendo le lastre ad un'ulteriore cottura, per ottenere la vetrificazione della polvere di vetro.

 

Vetrata gotica

Le vetrate gotiche
Le esigenze dell’architettura gotica ha dato modo di sviluppare l’arte delle vetrate, che permettevano di estendersi in altezza grazie alla leggerezza che acquisiva la struttura e al gioco di luci e colori che ne veniva. La tecnica di costruzione, prevede un’intelaiatura di legno o metallo, comunemente usato era il piombo, con il successivo incastonamento di lastre vitree di varie dimensioni, al fine di creare la figura desiderata.

Questo poteva accadere grazie a dei listelli di piombo scanalati che rendevano stabile e sicura l’intelaiatura. Le lastre sono dipinte con diversi colori e sono disposte in modo da trasparire la luce solare ed ottenere le più svariate sfumature. I disegni preparatori venivano realizzati su dei supporti cosparsi di gesso, successivamente riportati su stoffa o pergamena.
Come venivano realizzate le vetrate gotiche
Venivano poi appoggiate le lastre di pasta vitrea sui modelli e successivamente tagliate con ferro incandescente o punta di diamante per definire il contorno. Una volta fissate le lastre, erano ripassate con la tecnica del grisaille per conferire maggior realismo ai volti e ai piccoli dettagli. Il primo testo che tratta la tecnica di realizzazione delle vetrate risale al XII secolo ed è stato scritto da un monaco di nome Theophilus che dedicò gran parte della sua vita alla ricerca di tecniche innovative per “abbellire l’interno dell’edificio con tanti colori senza impedire alla luce del sole di penetrare all’interno”. Per edifici come chiese e cattedrali le vetrate risolvono il problema dell’illuminazione e inoltre conferiscono all’ambiente un tocco soprannaturale che richiama l’ambiente ultraterreno della vita eterna.

 


I soggetti sono principalmente di ordine sacro, ma non mancano le raffigurazioni di committenti e benefattori della cattedrale stessa o del luogo in cui sono collocate. Si trattava di una tecnica particolarmente costosa, ragione per cui andò a perdersi con il tempo e fu sostituita dalla pittura direttamente sul vetro trasparente. Le più antiche vetrate conservate si trovano nella cattedrale di Augusta in Germania e raffigura cinque personaggi dell’Antico Testamento, uniche rimaste di una serie più numerosa. Altri esempi di vetrate straordinariamente ricercate le troviamo nella cattedrale di Canterbury, Notre-Dame e Sainte Chapelle de Paris, ma ancora in Italia al Duomo di Milano e quello di Siena.

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