Piacevole dialogo Michele Cucuzza, Gianni Lattanzio Ambientevivo, Gianpiero Ruggiero Cnr, Sabrina Zuccalà e Vincenzo Greco. Arte e bellezza ci salva dalla pandemia?
Voglio spiegare in breve questa mia opera che illustra la mia condizione, nel periodo di pandemia, di clausura, un periodo nel quale ,come un eremita, ho meditato tantissimo..
"Un regressus a uterum".
È stato un po' come ritornare nell'utero della propria mamma o sepolto vivo all'interno di Madreterra.
Una meditazione profonda che, vuoi o non vuoi, ti cambia ... Per rinascere in una dimensione nuova Certamente migliore ... il germoglio timido rappresenta il primo segnale della rinascita.
Ognuno di noi ha un obbligo morale nei confronti di se stesso e della società, fare della propria vita del proprio lavoro un'opera d'arte.
Arte” non è solo dipingere o scolpire . E' il lavoro, la vita, il pensiero positivo di ognuno di noi. È tutto.
Ognuno di noi è libero di poter parlare di tutto ciò che gli compete, tutto ciò che sa e che può dare benessere all'Italia
Siamo in quattro è Sabrina da un tocco di bellezza alla nostra chiacchierata.
Forza e Bellezza sono legati da una spirito comune.. l'amore per il futuro dell'Italia.
Può la bellezza l'armonia interiore la positività salvarci da questa pandemia?
Considero questo piacevole dialogo come un'opera d'arte e la voglio completare, tirando le conclusioni:
E' bello immaginare che questa piacevole chiacchierata tra amici , sia una grande opera che porterà sicuramente dei benefici al nostro bel paese.
in quale entità ..? non lo sappiamo... di certo concetti positivi produco sempre ottimi risultati.
Ognuno di noi ha dipinto e illustrato con colori meravigliosi le proprie idee ed ognuno di noi ha utilizzato la propria tavolozza e le proprie esperienze.
chiudo citando una massima di Pablo Picasso, che sia spunto di riflessione, per tutti noi:
Ci sono pittori che dipingono il sole come una macchia gialla, ma ce ne sono altri che, grazie alla loro arte e intelligenza, trasformano una macchia gialla nel sole splendente.
Gianpiero Ruggiero
Laureato in Economia all’Università Cattolica di Milano, successivamente consegue il Master in Ingegneria dell’Impresa all’Università di Roma Tor Vergata. Dal 2011 al 2017 ha diretto la Struttura Tecnica Permanente del CNR, durante i quali ha realizzato due indagini sul benessere organizzativo, ha implementato il sistema di valutazione degli ambiti comportamentali tramite la metodologia “feedback 360”, ha curato lo svolgimento di due edizioni del “Premio per l’Innovazione” con il patrocinio del Dipartimento della Funzione Pubblica, ha implementato il Progetto “S.I.GE.O.” (Sistema Informatico di Gestione degli Obiettivi) al quale FORUM PA ha conferito un riconoscimento nell’ambito della PA senza carta relativo al Bando “10x10 – 100 Progetti per cambiare la PA”. È attualmente Presidente dell’OIV dell’INRiM e in precedenza componente dell’OIV del Consiglio Nazionale delle Ricerche. È curatore editoriale del volume “Prospettive di Performance Management in un Ente Pubblico di Ricerca”.
Gianni Lattanzio
E’ Capo Ufficio stampa e Capo Segreteria di una parlamentare eletta all’estero, nella XVII Legislatura. E’ Segretario Generale dell’Istituto Cooperazione con i Paesi Esteri (ICPE). E’ membro del Consiglio direttivo dell’Associazione “Abruzzesi nel mondo”, dell’UNAIE, del Consiglio FAIM (Federazione Associazioni Italiane nel Mondo) e del Consiglio dell’Associazione Abruzzese di Roma. È’ Segretario Generale Nazionale dell’Associazione “Ambientevivo”. Ha fondato l’Associazione europea “Dialoghi”. E’ stato portavoce, consigliere politico e capo segreteria del Vice Presidente della Commissione Affari esteri e comunitari della Camera dei Deputati, nella XVI Legislatura. E’ stato portavoce e consigliere politico del Presidente del Comitato parlamentare sugli italiani all’estero nella XV legislatura. È stato componente di importanti consulte nazionali sui temi della politica estera, delle politiche sociali e ambientali. E’ stato corrispondente da Roma di giornali italiani editi all’estero. Ha pubblicato articoli ed interviste su giornali e riviste nazionali ed estere.
Michele Cucuzza: giornalista
Michele Cucuzza nasce a Catania il 14 novembre 1952, ha quindi 67 anni. Figlio del vulcanologo e docente dell’Università di Catania Salvatore Cucuzza Silvestri, ha iniziato sin da subito la sua carriera da giornalista. E ha iniziato con i temi di società lavorando per il quotidiano Catania Sera. Poi, trasferitosi a Milano nel 1973, ha lavorato per Il Giorno. E nel 1976 ha fondato Radio Popolare. Sempre a Milano si è laureato in Lettere Moderne.
Ma Cucuzza è molto conosciuto anche nelle vesti di conduttore di programmi. Infatti dal 1998 al 2008 ha presentato La vita in diretta. Inoltre ha partecipato a La posta del cuore e ha condotto Segreti e bugie. E dal 2008 al 2011 ha condotto Uno mattina. Negli anni ha avuto modo di presentare altre trasmissioni, di tornare anche alla vita del giornalismo e si è anche adoperato in molti eventi a scopo benefico e culturale.
Parlando della vita privata di Michele Cucuzza, e quindi della sua famiglia, sappiamo che ha avuto due relazioni molto importanti. La prima è stata con una giornalista francese, con la quale ha avuto la prima figlia. Mentre la seconda è stata con una collega conosciuta in Rai e anche da questo amore è nata una figlia.
Le due figlie abitano una a Parigi e l’altra a Milano, ma nonostante la lontananza (specialmente con la prima) ha avuto la possibilità di essere un buon padre e anche presente. Il giornalista, infatti, ha dichiarato che le madri delle sue figlie non hanno per niente ostacolato il suo ruolo di padre.
Oggi Michele Cucuzza non è più single. Lui stesso, a gennaio del 2019, ha dichiarato di essere fidanzato da un paio d’anni. Il nome della donna è Rosanna Caltizzone, è calabrese, medico estetico e vive tra Catanzaro e Roma.
La partecipazione al Grande Fratello Vip e i social
Michele Cucuzza è uno tra i correnti della quarta edizione del Grande Fratello Vip 2020, condotta da Alfonso Signorini. La sua presenza al reality è stata annunciata sui social, mezzi di comunicazione che lo stesso Cucuzza usa spesso. Difatti Michele Cucuzza è davvero al passo con i tempi e molto attivo sui social. Il giornalista ha un account Twitter.
Ma per seguire Michele Cucuzza sui social il modo migliore è sicuramente attraverso il sio profilo Instagram. Qui il giornalista è vicino alla soglia degli 8 mila follower. Ama condividere selfie, scatti con amici e colleghi e tutto ciò che riguarda la sua carriera e gli eventi a cui partecipa.
Sabrina Zuccalà
Nanomateriali per conservare le opere d’arte
Nanotecnologia per conservare le opere d’arte
La Dott.ssa Sabrina Zuccalà del progetto Heritage Preservation Lab spiega come il team ha sviluppato nanomateriali avanzati per la conservazione preventiva delle opere d’arte.
INTERVISTE
La nostra conoscenza della storia sarebbe molto limitata se non fosse per i libri e per le opere d’arte. Con il passare del tempo, però, diventa sempre più difficile conservare queste testimonianze del passato. Tutto ciò potrebbe cambiare grazie al progetto Heritage Preservation Lab. Nel tentativo di superare i limiti posti dalle tecniche di restauro tradizionali.
Per molte persone, scoprire città o paesi sconosciuti spesso significa anche scoprirne l’arte visitando mostre e musei. Le singolari opere d’arte sono infatti parte integrante di ciò che rende la cultura e la storia così affascinanti, ma la loro commercializzazione pesa anche notevolmente sulle economie moderne. Nel 2013 il mercato dell’arte globale ha prodotto ben 47,42 miliardi di euro, secondo la European Fine Art Foundation.
Questo spiega perché la conservazione artistica diventa sempre più importante. Le opere d’arte più antiche soffrono sempre più spesso del passare del tempo, mentre le tecniche di restauro tradizionali pongono seri problemi in termini di tossicità e compatibilità fisico-chimica con le sostanze contenute nei reperti. I materiali comunemente usati per il restauro, come i rivestimenti fatti di polimeri sintetici o materiali inorganici, hanno una composizione diversa di quella delle opere originali, cambiandone le proprietà principali.
Ecco dove entra in gioco Heritage Preservation Lab, un progetto che ha sviluppato nanomateriali avanzati per la conservazione preventiva delle opere d’arte. In questa intervista esclusiva la Dott.ssa Sabrina Zuccalà fondatore anche di 4ward360 azienda leader nella conservazione delle superfici, ha fornito informazioni sui principali vantaggi di questi nuovi prodotti, i progressi compiuti dal suo team.
Nanotecnologie per i beni culturali: quali sono i principali obiettivi del progetto?
La mancanza di compatibilità fisico-chimica tra i materiali di restauro e gli artefatti, insieme alla tossicità dei primi, sono i due aspetti principali che ci hanno spinti a proporre il progetto Heritage Preservation Lab. A quell’epoca, avevamo già lavorato dagli anni novanta allo sviluppo di metodologie di conservazione efficaci, e la nostra attività era già stata riconosciuta sia dalle comunità scientifiche che da quelle della conservazione.
Il nostro obiettivo era di migliorare le metodologie già sviluppate in laboratorio e in parte sperimentate durante vari workshop dedicati alla conservazione in tutto il mondo, e di renderle disponibili su larga scala. Si trattava di nanomateriali che erano fisico-chimicamente compatibili con i componenti delle opere d’arte, e sono atossici o hanno un livello di tossicità notevolmente ridotto rispetto ai materiali di restauro tradizionali quali i solventi.
Qual è l’aspetto innovativo delle soluzioni proposte?
I nanomateriali avanzati ai quali abbiamo lavorato permettono un controllo più preciso degli interventi di restauro, ad esempio la pulitura controllata può avvenire usando microemulsioni e idrogel chimici al posto dei metodi di pulitura tradizionali. Gli approcci che proponiamo sono più affidabili di quelli tradizionali e, in alcuni casi, permettono un processo di restauro più lento e graduale (sicuro).
In generale, i nuovi metodi garantiscono anche la stabilità degli artefatti minacciati nel lungo termine, a differenza degli interventi “veloci” tradizionali che potrebbero presentare qualche svantaggio, rendendo necessari interventi successivi.
Come si può spiegare il mancato avanzamento nelle tecniche della conservazione?
Per fare un esempio, consideriamo un dipinto murale o da cavalletto: dal punto di vista fisico-chimico il dipinto è costituito da una serie di strati, di cui quelli superficiali sono di solito colorati. Inoltre, i materiali sono di solito porosi o presentano una composizione complessa — possono essere classificati come materiali compositi, per cui occorre fare riferimento alla scienza dei materiali e alla scienza dei colloidi e delle superfici per capire ed eventualmente salvare tali materiali da possibili processi di degrado.
Affrontare adeguatamente le questioni legate alla conservazione richiede quindi un trasferimento di conoscenze da questi campi ai professionisti delle scienze umanistiche e artistiche. Questo tipo di trasferimento di conoscenze non è semplice, richiede molto impegno e meccanismi di cooperazione rigorosi tra molti gruppi interdisciplinari e istituzioni differenti.
Prima di Heritage Preservation Lab tali interazioni esistevano, ma quasi esclusivamente per sviluppare tecniche diagnostiche avanzate per la caratterizzazione delle opere d’arte e dei loro processi di degrado. Benché essenziali, queste tecniche diagnostiche non possono essere considerate un metodo esclusivo per per assolvere tale compito. Si potrebbe paragonare la conservazione del patrimonio culturale alla medicina, dove le opere d’arte rivestono il ruolo dei pazienti: le tecniche diagnostiche sono fondamentali per comprendere la malattia (processi di degrado), ma devono poi essere accompagnate dallo sviluppo di medicine (materiali di restauro avanzati) per curare il paziente (restauro dell’opera d’arte).
Sono queste le ragioni principali che finora hanno rallentato l’avanzamento delle tecniche di conservazione.
Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate nello sviluppo dei materiali?
In effetti, se si dispone delle giuste conoscenze, lo sviluppo di nuovi materiali non presenta particolari difficoltà. Il problema maggiore sta nel fatto che l’ottimizzazione dei materiali sviluppati richiede molto tempo e conoscenze molto approfondite in campi multidisciplinari.
La quantità di processi di degrado che interessano una grande varietà di opere d’arte richiede lo sviluppo di nuove metodologie e materiali, la cui formulazione pone notevoli sfide in termini di risorse umane.
Quali sono le vostre aspettative in termini di prestazioni rispetto alle tecnologie esistenti?
I nuovi materiali che abbiamo sviluppato sono notevolmente diversi dai metodi tradizionali. Sono creati su misura per essere applicati nella conservazione e sfruttano i concetti e le soluzioni fornite dalle scienze dei materiali avanzati e dei colloidi, e più in generale dalle nanoscienze.
Questi materiali sono in grado di risolvere i problemi di degrado rispettando le proprietà fisico-chimiche degli artefatti originali, che è determinante per la stabilità a lungo termine delle opere d’arte trattate per garantirne la disponibilità per le generazioni future.
Esistono molti esempi che dimostrano che i materiali tradizionali possono essere estremamente dannosi per le opere d’arte, ad esempio i dipinti murali trattati con polimeri acrilici o vinilici che danneggiano seriamente il dipinto e in molti casi hanno portato alla distruzione della superficie del dipinto.
Quali sono i materiali più promettenti da voi sviluppati?
Il progetto è riuscito a produrre e a collaudare vari materiali per la conservazione con risultati oggi conclamati.
Il primo prevede la dispersione di nanoparticelle di idrossido di calcio in alcoli a catena corta, per il consolidamento di dipinti murali, gessi e pietra. Questi rinforzano gli artefatti senza alterare le loro proprietà fisico-chimiche.
Il secondo prevede la dispesione di nanoparticelle alcaline in alcoli a catena corta o in acqua, per controllare il pH di opere mobili quali carta, pergamena o cuoio.
Questi materiali sono estremamente utili per limitare il degrado acido o ossidativo dei manoscritti e di documenti storici e d’archivio.
Abbiamo anche sviluppato fluidi di pulitura nanostrutturati, come microemulsioni olio-in-acqua, per rimuovere lo sporco e i rivestimenti indesiderati dalle opere d’arte.
Uno dei maggiori vantaggi dell’utilizzo di questi fluidi sta nel fatto che hanno un impatto eco-tossicologico ridotto rispetto alle miscele di solventi tradizionali, conservando tuttavia un’alta efficacia di pulizia.
Infine, abbiamo sviluppato contenitori sotto forma di gel chimici per la rimozione e il rilascio controllato dei fluidi di pulitura dalle superfici idrosensibili quali la carta, la pergamena e il cuoio.
Questi gel possono essere applicati senza lasciare residui sulla superficie delle opere, come invece fanno gli addensanti in forma di gel tradizionali.
Questa tecnologia quando dovrebbe essere commercializzata?
La dispersione di nanoparticelle di idrossido di calcio per il consolidamento dei dipinti murali, i gessi e la pietra sono già disponibili per i conservatori di tutto il mondo con il marchio 4ward360.
Le nanoparticelle per il controllo del pH delle opere mobili (ad es. carta, legno, tela) sono state registrate con il marchio 4ward360®.
Quali saranno i prossimi passi del progetto e sono previste attività di follow-up?
Esiste tuttavia ancora una lacuna nelle strategie e nei metodi di conservazione delle opere d’arte moderne e contemporanee, come i dipinti in acrilico, le sculture in plastica e le opere composite che includono metalli, tessuti, polimeri, ecc.
Ad esempio, gli artisti post 1940 hanno lavorato e sperimentato con materiali completamente diversi da quelli usati nelle arti classiche. Pertanto, le loro opere non possono essere conservate utilizzando le metodologie attualmente disponibili.
Queste opere d’arte spesso mostrano processi di degrado estremamente rapidi ed esiste il rischio che parte di esse andrà persa nei prossimi 100 anni se non si troveranno soluzioni efficaci.
Per affrontare questa sfida, abbiamo creato un partenariato singolare che riunisce centri di ricerca ed esperti di scienze dei materiali con musei di alto profilo, centri di conservazione e professionisti esperti nel campo della conservazione di opere d’arte moderna.
Sono anche stati coinvolti importanti partner industriali per assicurare la scalabilità dei materiali di restauro che svilupperemo e il trasferimento tecnologico secondo le esigenze del mercato.
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Sabrina Zuccalà
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